Prima di leggere questo articolo, vi chiedo di dedicare 15 secondi (contati) alla visione di questo video. Fatelo al di là della storia, al di là del lieto fine (raro ahimè), al di là dei facili sentimentalismi e dei pregiudizi. Al di la della razionalità, delle abitudini sociali, delle credenze e strutture che ci sorreggono. Per un attimo, disattivate i pensieri e usate il cuore. Per 15 secondi, senza giudicare nè giudicarvi, SEMPLICEMENTE OSSERVATE.
E’ solo spogliandosi di ogni congettura e ogni arzigogolo mentale che la lettura del mio articolo diventa superfluo, perchè avete già recepito, tramite una vostra esperienza privata, quello che voglio dirvi.
Se però vi va di continuare a leggere, io cercherò di tradurre in parole il mare di emozioni che adesso mi attraversa.
Voglio solo preannunciarvi che quello che sto scrivendo è decontestualizzato dalla storia di questo video, e che ho preso spunto semplicemente dagli occhi della mucca per parlarvi.
15 secondi mi sono bastati per capire, ancora una volta, che non c’è differenza tra il mio terrore e quello di un animale. Che non c’è inferiorità, non c’è supremazia e non c’è catena alimentare che possa anche solo lontanamente giustificare o minimizzare il terrore che si prova quando si è certi di andare verso la morte E NON POTER FARE NULLA PER EVITARLO. Vi chiedo di entrare un secondo sotto la pelle di questa mucca. Cercate di sentirvi connessi con lei e, per un attimo, di “sentirvi” lei. Avete vissuto una vita difficile, senza poter decidere liberamente cosa fare, senza potervi proteggere da ciò che vi spaventa perchè confinati in un posto senza vie di uscita, avete visto andare via molti vostri amici, in quel carro che ogni volta odorava sempre più di paura. Vi hanno separato dai vostri figli, e forse avete assistito anche alla loro uccisione. Siete probabilmente state fecondate artificialmente, subendo ogni volta un abuso, una violazione della vostra stessa intimità.
E infine, siete stati stipati in un carro che vi ha condotto al macello. Uno ad uno, avete sfilato su una macabra passerella, in attesa del vostro turno. E avete probabilmente fatto da spettatori al massacro che presto spetterà a voi.
Ora, io mi chiedo, che sguardo pensate di avere mentre tutto questo accade? Cosa trasmetterebbero i vostri occhi?
Vi chiedo per un attimo di sostituire alla mucca, una persona. Facilmente, rievocherete i campi di concentramento nazisti.
I 15 secondi appena trascorsi parlano più di questo mare di parole che sto cercando di buttare fuori. In quegli occhi c’era il terrore e la disperazione della ASSENZA DI SCELTA. L’immobilità e la costrizione che ti rendono IMPOTENTE dinanzi alla tua stessa morte.
Gli ultimi momenti di vita sono l’ennesima prova della spersonalizzazione di un animale, gli neghiamo la dignità, e ancora una volta calpestiamo il miracolo della vita, la sua sacralità, senza nessun rimorso.
Per fortuna, non tutti gli allevamenti sono così. Oggi si verte sempre più ad un benessere animale, anche grazie all’azione degli attivisti (e per ragioni economiche).
Ma il concetto della morte, purtroppo, resta sempre lo stesso, così come il modo in cui è vissuto.
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