I nostri animali conoscono sempre la strada della nostra guarigione animica.
Si accostano a noi per i motivi apparentemente più diversi ma il loro è un compito di accompagnamento e guida animica, fianco a fianco, per una crescita reciproca e piena di amore.
Tempo fa mi contattò una ragazza perché il suo cavallo, durante gli allenamenti, quando doveva saltare un ostacolo, sembrava titubare, come se aspettasse una sua indicazione.
La richiesta era di aiutare il cavallo ad essere più deciso.
Quando scelse di adottarlo, quello che la colpì fu la sua storia: era sempre stato trattato come un animale da competizione ed aveva cambiato diversi proprietari, i quali lo vedevano come una forma di prestigio piuttosto che come un essere vivente.
Lei sentiva che aveva bisogno di esprimersi per ciò che era invece di obbedire sempre ad una richiesta.
Così, nacque tra loro una relazione intima, fatta di momenti di tenerezza, profondo contatto e allenamento ed è proprio in quei momenti insieme nel paddock che, al momento del salto, il cavallo indugiava, girandosi per chiederle cosa fare.
Eppure, sapeva benissimo cosa fare in quanto era un ex campione pluripremiato.
Perciò, come mai un cavallo così blasonato non riusciva a saltare con decisione?
Quale era il massaggio simbolico che l’animale stava suggerendo?
Al momento del nostro primo incontro la ragazza stava vivendo l’inizio di una crisi personale perché si era resa conto che il suo lavoro e il modo in cui agiva nella vita di tutti i giorni non la rendevano felice.
Approfondendo, scopriamo che stava inconsciamente obbedendo ai desideri e delle aspettative di suo padre, il quale la aveva lodata nel momento in cui otteneva dei risultati in ambiti lavorativi “convenzionali”.
Lei, che aveva sempre amato gli animali e sentito una forte attrazione per questo mondo, scelse un lavoro socialmente accettato che portava avanti da circa 30 anni.
Improvvisamente, grazie al significato simbolico della titubanza del cavallo dinanzi al “salto”, si rese conto che tutte le scelte che aveva fatto e le strade che aveva percorso non erano frutto di ciò che lei realmente desiderava ma provenivano da una richiesta esterna ormai interiorizzata.
Sentiva che non era felice da un po’ e anni prima aveva fatto anche un percorso di psicoterapia, tramite il quale aveva cercato di mettere a tacere quella parte sofferente che le chiedeva di essere autentica.
Aveva cercato di “aggiustarsi” e di omologarsi agli altri per rispondere alle aspettative del padre ma questo non la aveva resa più felice.
Il corpo provava a segnalarle da tempo la distanza tra il Sé Spirituale e la Personalità, tanto è vero che in lei era apparso un tumore, poi sconfitto tramite cure convenzionali.
Durante la consulenza, afferra il messaggio animico del cavallo che le chiede: “sei pronta a fare il salto? Quale è la azione da compiere?” rimandando nelle mani della ragazza la sua scelta di vita.
Nell’incontro successivo, il cavallo sembrava molto più deciso e in lei erano sorte molte domande esistenziali che restavano però ancora soffocate da schemi e le convenzioni.
E così, il cavallo intervenne nuovamente, indicando la strada: “quando andiamo in passeggiata, fa una cosa strana: mangia le foglie delle querce, in modo quasi compulsivo. È strano perché i cavalli non amano questo tipo di foglie. Ma lui sembra averne proprio bisogno”.
Alla domanda segue la risposta: OAK, la quercia, è il rimedio di chi non molla, nonostante sia chiaro l’incombenza del cambiamento.
Suggerisco ad entrambi di assumere OAK: dopo la prima settimana di somministrazione, il cavallo inizia a zoppicare e dopo la visita, il veterinario resta sbalordito. Aveva un problema alla colonna vertebrale e sembrava anche antico. Come aveva fatto a non mostrare dolore per tutti questi anni?
Già, e come aveva fatto la ragazza, per anni, a proteggersi a tal punto da diventare sorda alle sue emozioni e ai suoi desideri?
OAK stava lavorando, mostrando ad entrambi che dietro quella maschera di forza c’era qualcuno di spezzato, sofferente e stanco.
La relazione animica tra noi e i nostri animali si esprime tramite simbologie e assonanze: lei sceglie il cavallo perché era sempre stato visto come un “oggetto di prestigio”, esattamente come si era sentita lei fino a qual momento (ma non ne era ancora consapevole).
Entrambi obbedienti e al servizio delle aspettative altrui.
Il “salto” dell’ostacolo parla da sé: saltare un ostacolo, per noi persone, vuol dire fare un cambiamento importante verso una direzione migliore.
Abbassare le difese ed entrare in contatto con il proprio dolore è fondamentale per crescere ed evolverci, così come il cavallo aveva chiaramente mostrato.
Dopo qualche mese dalla nostra prima consulenza, lei ha chiesto un part time e si è lanciata in una nuova professione, a contatto con i cavalli e le emozioni. E il cavallo, finalmente, salta senza più remore!