Cercando su Google, mi sono imbattuta in una tesi di laurea molto interessante dal titolo: “Le capacità socio cognitive nel cane domestico (Canis familiaris): differenze tra razze ed un confronto con il lupo (Canis lupus)” dell’Università degli Studi di Milano, nell’ambito del dottorato di ricerca di Psicobiologia.

 

L’autrice del testo è la Dottoressa Chiara Passalacqua.

 

In uno dei capitoli, viene riportato uno studio effettuato al Wolf Science Center, centro di ricerche situato a pochi chilometri da Vienna.

 

L’autrice spiega che “ l’obiettivo dello studio era quello di analizzate le differenze tra un gruppo di cani e un gruppo di lupi allevati in condizioni identiche al fine di valutare se i cani mostrino una maggiore attitudine a mettere in atto segnali di comunicazione sociale con l’uomo, e in particolare all’uso dello sguardo verso le persone. (…). La particolarità del Wolf Science Center è quella di aver allevato e continuare ad allevare cani e lupi in maniera identica fin da quando hanno una settimana di vita. Il fatto di staccare i cuccioli dalla madre prima che aprano gli occhi e di metterli in contatto con persone che li alleveranno “a mano” è un presupposto fondamentale perchè il lupo non sviluppi comportamenti di diffidenza verso l’uomo. Successivamente lupi e cani sono tenuti a stretto contatto giornaliero con le persone fino ai 5 mesi di età, con programmi di addestramento costanti ed equiparati nelle due specie. Solo dopo i cinque mesi, per esempio i cuccioli di cane e di lupo vengono lasciati soli durante la notte. Cani e lupi vivono in recinti separati e anche da adulti sono continuamente in contatto con il personale del Wolf Science Center.”

 

E’ stato effettuato un test su cani e lupi, allo scopo di valutare quanto questi si sarebbero riferiti allo sperimentatore o all’allevatore nel momento in cui si trovavano in difficoltà, riconoscendo l’umano come un possibile co-operante per la risoluzione del problema.

 

Sono stati testati 10 cani dell’età di due mesi e 8 lupi dell’età di 2 mesi. Per quanto riguarda gli adulti, sono stati testati 4 cani adulti meticci e 9 lupi adulti.

Nel primo test è stato nascosto un bocconcino sotto un coperchio forato mobile, in modo da poter essere raggiunto dal soggetto osservato.

In un secondo test, il bocconcino era nascosto sotto un coperchio fissato ad una tavola di legno (test impossibile), in modo da rendere impossibile per il soggetto raggiungere il bocconcino.

 

La prima fase serviva per insegnare al cane o al lupo che spostando il coperchio, poteva raggiungere il bocconcino. Nel test impossibile, quando il soggetto trovava le ovvie difficoltà a raggiungere il bocconcino, questo gli veniva indicato con la mano dallo sperimentatore o dall’addestratore.

 

Dallo studio, sono emerse diverse differenze:

 

  • i lupi risolvono il problema più rapidamente dei cani, ma i cani, crescendo, accorciano il tempo di risoluzione più velocemente rispetto ai lupi;
  • nella prova impossibile i cani giovani hanno guardato più frequentemente l’ addestratore rispetto ai lupi;
  • i cani interagiscono più frequentemente con lo sperimentatore man a mano che diventano più adulti, mentre nei lupi questa frequenza diminuisce;
  • i cani presi hanno interagito più spesso con l’ addestratore rispetto ai lupi;
  • per quanto riguarda la durata del tempo in cui i soggetti si riferiscono alle persone per chiedere aiuto, i cani guardano prima dei lupi lo sperimentatore;
  • Le due specie presentano andamenti contrari tra loro nel comportamento messo in atto da cuccioli rispetto ad adulti: infatti, i lupi a due mesi hanno guardano prima la persona rispetto agli stessi lupi da adulti, mentre nei cani il tempo diminuiva al aumentare dell’età;
  • I cani aumentano il tempo passato a guardare lo sperimentatore in proporzione all’età, mentre i lupi esibiscono questo comportamento in modo costante nel tempo.

 

L’autrice conclude: “Si deduce quindi che processo di domesticazione del cane abbia influenzato e modificato la sua abilità nel comunicare con l’uomo. Pertanto, considerato che nella comunicazione umana l’utilizzo del contatto visivo riveste un ruolo cruciale, è ipotizzabile che anche i cani, una volta entrati a far parte del contesto familiare umano, possano aver tratto vantaggio dall’acquisizione dell’ abilità di usare flessibilmente una capacità socio comunicativa come il contatto.”
Nella sua tesi, la dottoressa asserisce che: “è possibile che un’ intensa socializzazione con le persone possa “insegnare “ ai lupi l’utilizzo dei gesti comunicativi umani, tuttavia il cane mostrerebbe una maggior capacità di utilizzo spontaneo di segnali di comunicazione con le persone.”

Trovate l’intera tesi qui: https://air.unimi.it/…/2…/157381/144381/phd_unimi_R07794.pdf

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