Argomento: problema comportamentale cane e gatto
I cani di piccola taglia sono sempre più frequenti nelle nostre famiglie.
Pensiamo che siano meno impegnativi di un cane di taglia più grande, che siano più gestibili e con meno pretese dei loro compagni di dimensioni maggiori.
Tendiamo a trattarli sempre come cuccioli a causa delle loro stazza e a causa dell’”effetto neotenia”, ovvero quella infinita tenerezza che proviamo quando abbiamo di fronte i cuccioli in generale: le teste rotonde, gli occhi grandi, le orecchie enormi, la camminata buffa scatenano in noi una irresistibile voglia di prenderci cura di loro in modo materno e spesso eccessivamente protettivo.
Ci sono diversi fattori che contribuiscono alla loro fragilità, alcuni scientifici, altri dovuti al nostro comportamento:
Lo sviluppo mentale dei cani in età adulta va a pari passo con la loro dimensione.
Quanto più grande è un cane, più il comportamento si avvicinerà a quello di un lupo di quelle dimensioni.
Ovvero, se un cane è di piccole dimensioni, il suo comportamento rispecchierà quello dei cuccioli di lupo, risultando bisognoso di attenzioni, cure e conferme molto spiccate rispetto a quelle di un cane di taglia più grande ma di pari età (questo spiega anche perché per loro è così frequente soffrire di ansia da separazione. Il cucciolo, o chi si sente tale, non resta mai completamente solo).
La loro dimensione è davvero ridotta rispetto alla enormità del mondo.
Avete mai provato a distendervi a terra ed osservare il mondo da un punto di vista così basso?
I mobili, i tavolini, le auto, le porte, gli ombrelli, i passeggini, gli altri cani… è tutto enorme per loro.
Ed è tutto estremamente allarmante: questi piccoli animali sono costantemente in pericolo perché i loro corpi sono di gran lunga meno poderosi e resistenti degli altri cani.
Per loro, ogni movimento, ogni oggetto e ogni contesto possono essere fonte di minaccia per la loro incolumità.
Noi stessi, con i nostri gesti quotidiani, potremmo spaventarli a morte anche se del tutto involontariamente.
A causa dell’”effetto neotenia”, noi stessi siamo uno dei fattori scatenanti i loro atteggiamenti di paura, aggressività, disagio o insicurezza.
Tendiamo ad iper-proteggerli, a tenerli sempre in braccio impedendo loro di mappare il mondo circostante, fare esperienze con tutti i sensi e muoversi liberamente nello spazio, gli neghiamo le esperienze da cane libero (dal guinzaglio) evitando loro di sperimentare le loro abilità.
Difficilmente permettiamo loro l’interazione con gli altri cani ed in questo modo rendiamo improbabile la sperimentazione della loro identità dal punto di vista di specie e quindi affinare le abilità comunicative e di relazione con conspecifici, alimentando così la paura e l’isteria.
La loro incredibile empatia, sviluppata grazie all’iper-attaccamento verso di noi, li rende “vittime” dei nostri stati emotivi.
Non è raro che tremino durante una lite, che si nascondano quando si iniziano ad alzare i toni, che cerchino di saltare in braccio quando avvertono tensione.
Sono forse, tra i cani, quelli meno capiti ed ascoltati.
Nessuno, o quasi, rispetta il ringhio o l’abbaio minaccioso di un cane piccolo.
Eppure quei segnali ci avvertono che stiamo oltrepassando un limite di grande importanza lui.
Spesso lo sgridiamo quando emette questi segnali, portandolo ad alzare i toni e passare direttamente al morso, senza più esprimersi nella fase intermedia.
Per questi (e tanti altri motivi che per questioni di spazio è difficile elencare), i cani di piccola taglia sono effettivamente a disagio nel nostro frenetico e caotico mondo.
Le loro difficoltà vengono spesso sottovalutate, ridicolizzate e derise perché i comportamenti che ne scaturiscono risultano innocui, ma la profondità del disagio che provano non è affatto trascurabile.
Dietro le loro reazioni esagerate, spesso fuori luogo, si nascondono enormi insicurezze, paure e tante fragilità che rendono la loro vita davvero complessa dal punto di vista emotivo.
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