Cesar Millan ha da sempre diviso il mondo dei proprietari in due categorie: quelli che “Cesar Millan mi piace un sacco” e quelli che “Cesar Millan non dovrebbe mai più neanche accarezzare un cane in vita sua”. 


Questo perché c’è tanta confusione riguardo l’educazione, amplificata dai montaggi video dei programmi in cui lui appare come “colui che tutto può”.


Per fare un po’ di chiarezza usando informazioni scientifiche, ho fatto diverse ricerche e mi sono imbattuta in questa interessante tesi del dottor Gabriele Tosciri, dal titolo “PROBLEMI COMPORTAMENTALI NEL CANE: UN APPROCCIO COGNITIVO-RELAZIONALE”.

Leggendo questa tesi, ho trovato delle conferme.


Il dottor Tosciri ha osservato il comportamento 122 cani, di età compresa tra i 3 mesi e i 13 anni, con diversi problemi comportamentali.

La tesi prendeva in considerazione le diverse origini di un problema comportamentale, valutando il periodo in cui i cuccioli sono separati dalle madri e le esperienze a cui sono stati sottoposti:


L’età di adozione del cane è risultata essere particolarmente importante per la comparsa dei problemi comportamentali: in 26 soggetti adottati ad una età inferiore ai 2 mesi mancava completamente la socializzazione intraspecifica (quindi tra il soggetto e gli altri cani), ed era presente una socializzazione interspecifica rivolta solo ai componenti del gruppo famiglia (quindi il cane era sereno con i componenti umani della famiglia adottante ma non con gli estranei). “


Quindi, adottare un cucciolo dopo i 3 mesi di età lo predispone ad una vita sociale migliore, sia con i cani che con le persone.


Il periodo di separazione dalla madre è uno dei fattori che fanno la differenza, ma non è l’unico.

Infatti, “L’analisi delle modificazioni comportamentali ha messo in evidenza come la relazione con i proprietari fosse causa di tali alterazioni, così come la non conoscenza dell’etologia della specie canina e delle motivazioni proprie a ciascuna razza.

Ovvero, quando adottiamo un cane è importante conoscere i suoi bisogni (non solo mangiare, bere e fare la pipì sotto casa ma soprattutto valutare l’importanza della socializzazione con le persone e gli altri cani, capire quali attività gli piacciono, quali gli fanno bene e quali invece accentuano caratteristiche negative, ecc) e fare in modo da guidarlo nella crescita equilibrata con conoscenza.


Lo studio prosegue con una analisi dei risultati avuti con i metodi coercitivi (ovvero quelli di Cesar Millan, basati sulla paura e la violenza) e quelli invece educativi (basati sull’amicizia e sul rispetto).


Nel caso dei metodi coercitivi alla Cesar Millan: “I metodi correttivi utilizzati dai proprietari sono stati in 101 casi la punizione (82,7%), in 18 nessuna correzione (14,7%), 12 hanno frequentato un campo di addestramento (9,8%), 5 hanno portato il cane in canile (4%), di questi 2 pit bull sono stati messi sotto sequestro giudiziario, 1 femmina è stata sottoposta a sterilizzazione (0,8%), 2 ha seguito una terapia comportamentale- farmacologica (1,6%) presso un altro veterinario e su un cane con comportamenti autolesionistici (si grattava, leccava, mordeva) è stato applicato un “collare elisabettiano” (0,8%). I metodi correttivi utilizzati dai proprietari si sono rivelati del tutto inefficaci nella risoluzione del problema, anzi spesso fungevano da rinforzo.” (e quindi peggioravano i comportamenti problematici).


Quindi, la punizione e la violenza non servono a nulla. Anzi, spesso peggiorano la situazione.


Nel caso dei metodi educativi (quelli basati sul rispetto e l’amicizia): “Dei 72 cani che hanno seguito un percorso pedagogico, 64 hanno risolto i problemi per i quali erano stati condotti a visita, 7 stanno proseguendo il training, 1 cane non ha modificato i suoi comportamenti. In questo caso i proprietari non hanno voluto modificare le loro abitudini, ne hanno manifestato alcun interesse a comunicare in modo corretto con lui.


In base a questi risultati, l’educazione empatica e gentile è la migliore strada per risolvere i problemi comportamentali.


Dalle conclusioni, si evince che: “La mancata conoscenza del linguaggio del cane fa si che spesso i messaggi che gli mandiamo siano in disaccordo con le nostre reali intenzioni, creando un substrato di incomprensione e di insicurezza, spesso causa di atteggiamenti aggressivi o di allontanamento del cane nei confronti del proprietario.

E infine: “L’identità del cane è figlia della relazione e la relazione per essere beneficiale non deve realizzarsi in modo spontaneo, ma deve seguire dei parametri di adeguatezza, deve essere quindi congrua, consapevole, equilibrata e responsabile.

La chiave quindi per risolvere i problemi comportamentali di un cane è rivolgersi ad un professionista per “preservare la relazione tra il proprietario e il suo animale ed aiutare i proprietari ad avere una maggiore comprensione del comportamento dei propri animali“.

FONTI: http://eprints.uniss.it/…/Tosciri_G_Problemi_comportamental…


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